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Il protagonista: Alessandro Megaro, Head of Learning and Employee Relations.

L’azienda: Euler Hermes, parte del gruppo Allianz, compagnia di assicurazione crediti commerciali.

La best practice: Il Manifesto dello Smart Working

Per fare bene smart working non servono regole. Suona come provocazione?

«Servono pensiero e condivisione, le regole funzionano solo se sono la conseguenza. Quando vuoi normare lo smart working, rischi o di imbrigliarlo o di normare solo piccole cose come il diritto alla disconnessione, ma così non riuscirai a fare davvero smart working. A volte HR è più preoccupata di avere le regole scritte che non di far funzionare un nuovo modo di lavorare».

Facciamo un passo indietro: cosa hai osservato a inizio pandemia, parlando di smart working?

«I primi mesi di pandemia ci hanno spiazzato, si lavorava oltre il canonico orario di lavoro e stavano per saltare le classiche regole sul come lavorare. Lì abbiamo capito che non avremmo potuto fare un intervento rigido come accade in altri Paesi, però servivano argini e regole, per migliorare il clima e costruire una relazione sana tra azienda e collaboratori».

C’è stata la richiesta di trovare una giusta soluzione da parte del sindacato e del management?

«Esatto. Da lì l’idea di un manifesto che mettesse in chiaro valori e pensiero dell’azienda. Non è stato facile, ma qui sta il punto chiave: non fissarsi su un “regolamento”, ma immaginare un manifesto che indicasse la direzione da seguire».

Di fatto cos’è il Manifesto dello Smart Working di Euler Hermes Italia?

«Un passo avanti reale, che coinvolge le persone in un’idea nuova di lavoro, basata sulla relazione, sulle esigenze delle diverse persone, su un sentire comune. I valori, insomma, diventano molto più potenti degli accordi scritti in legalese».

Ogni persona ha cinque impegni fondamentali.

«Proprio così. Avere a cuore i clienti interni ed esterni; integrarsi nella comunità globale impegnandosi a collaborare e ascoltare evitando l’isolamento; rispettare la salute ed il benessere di tutti; prestare attenzione a tutti i colleghi a prescindere dalla sede e dal luogo di lavoro; focalizzarsi sulla performance riconoscendo l’importanza della produttività anche a prescindere dalla presenza fisica».

E l’azienda?

«L’azienda deve preservare e garantire cinque diritti delle persone: accesso alla strategia, accesso all’aggiornamento tecnologico, disconnnessione, flessibilità e integrazione familiare. Insomma, è uno scambio in cui ciascuno riceve flessibilità e deve essere pronto a restituirla quando e se necessario».

Alessandro Rimassa

Sono un imprenditore con grande esperienza su Future of Work e Digital Transformation. Ho fondato Talent Garden Innovation School, supporto diverse aziende e startup nel mondo education e digital. Ho scritto 7 libri, da Generazione Mille Euro a Company Culture. PROFILO LINKEDIN