Un tema che è da sempre discusso, sia dalle aziende che dai candidati, è lui… Strumento di comunicazione per eccellenza, il must have più giudicato, quello “sempre senza RAL” e a volte anonimo.
L’annuncio di lavoro.
Negli ultimi anni, il vero empowerment della selezione sono state le conversazioni social, l’esperienza digitale delle video interviste in diretta o in differita, l’evergreen passaparola e una maggiore consapevolezza del proprio valore professionale da parte di molti Millennial e non solo (la stessa che ha portato alla great resignation).
Molti candidati oggi danno per scontato di poter accedere spesso a nome, cognome, profilo LinkedIn del responsabile di una selezione.
Ma quanti recruiter, oggi, curano al dettaglio la struttura, gli obiettivi e le obiezioni dello strumento di comunicazione più potente nel recruiting?
Ci siamo mai fermati a pensare a quante barriere crei una job description distratta?
Un annuncio di lavoro non progettato e, quindi, scritto male:
- Porta candidature non in linea
- Allunga i processi di selezione
- Costringe a continue modifiche apportate “on doing”
- Impatta negativamente sull’Employer Brand
- È segno di una attraction approssimativa
- Non raggiungerà mai candidati passivi
Un pessimo annuncio fa perdere – diciamocelo – un sacco di tempo.
All’azienda e a tutti i potenziali candidati, inclusi quelli mai raggiunti.
Se poi si ignorano temi come smart working, politiche di flessibilità, ESG e welfare, si rischia di allontanarsi sempre di più dalle esigenze dei candidati GenZer, e di perdere – e disperdere – capitale umano già in fase di onboarding.
Ci avevi mai riflettuto davvero?