Skip to main content

Preferisci un manager odioso, ma competente, o un manager buono, ma che evita qualsiasi tema sfidante? (La stessa domanda vale anche al femminile).


Nessuno dei due, ovviamente. 


Ma se proprio dovessi scegliere, secondo Kim Scott, autrice del libro Radical Candor, alla fine preferiresti una persona più dura e aggressiva, rispetto a una che declina qualsiasi problema con un sorriso falso.

L’”empatia dannosa”, tuttavia, è un modello di leadership molto diffuso.
È quello che non produce veri feedback, ma solo qualche generico “ottimo lavoro”.
È anche quello che spinge alcune persone ad avere una buona parola per tutti, rovinando le relazioni con chiunque.

Anche l’”aggressività sgradevole”, quella dei leader odiosi ma competenti, è uno stile di management popolare, ma molto dannoso.

Ma qual è, quindi, l’atteggiamento giusto per i e le manager di oggi? 

Secondo Scott, la risposta sta nella “sincerità radicale”.
Non farti ingannare dall’aggettivo: radicale non vuol dire aggressiva. Vuol dire totale, completa, trasparente. 

La sincerità radicale si basa sull’unione tra il coinvolgimento personale, ovvero un interesse genuino e concreto per le persone e le loro vite, non solo professionale, e il confronto diretto, ovvero la capacità di affrontare il conflitto in maniera onesta e costruttiva. 

Perché in fondo un feedback negativo detto in maniera sincera e rispettosa vale più di mille complimenti vuoti. Anche se è cento volte più faticoso

Questo editoriale è stato pubblicato la prima volta nella Newsletter di RADICAL HR. Iscriviti per riceverla ogni settimana! 

Scritto da Alessandro Rimassa

Sono un imprenditore con grande esperienza su Future of Work e Digital Transformation. Ho fondato Talent Garden Innovation School, supporto diverse aziende e startup nel mondo education e digital. Ho scritto 8 libri, da Generazione Mille Euro a Company Culture.