Negli ultimi tempi, il mondo del lavoro ha assistito a un fenomeno senza precedenti conosciuto come “Great Resignation“. Questo termine, in italiano “Grandi Dimissioni”, descrive un’ondata di dipendenti che abbandonano volontariamente il proprio posto di lavoro per intraprendere nuove opportunità o per cercare un miglior equilibrio tra vita e lavoro.
Cosa è la Great Resignation?
La Great Resignation è stata definita come una massiccia ondata di dimissioni volontarie da parte dei dipendenti, verificatasi nel mondo soprattutto nel periodo post-pandemia. La pandemia di COVID-19 ha sconvolto il modo in cui le persone lavorano e hanno avuto un profondo impatto sulle priorità e sulle aspettative dei lavoratori.
Le cause della Great Resignation possono variare da individuo a individuo, ma alcuni fattori comuni includono:
- Nuove prospettive: La pandemia ha spinto molte persone a rivalutare le proprie carriere e cercare opportunità di lavoro che siano più in linea con i loro valori, passioni e interessi personali.
- Lavoro da remoto: La diffusione del lavoro da remoto ha aperto nuove possibilità per i dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo, aumentando la propensione a cambiare lavoro se l’attuale datore di lavoro non offre questa flessibilità.
- Work-life balance: La pandemia ha fatto emergere la necessità di un miglior equilibrio tra vita e lavoro. I dipendenti stanno cercando aziende che offrano una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro e magari opzioni di lavoro a tempo parziale.
- Benessere mentale: L’esperienza della pandemia ha sollevato questioni relative alla salute mentale dei lavoratori. Molti dipendenti stanno cercando ambienti lavorativi che valorizzino il benessere aziendale e la salute mentale dei propri dipendenti.
Gender gap: il divario di genere come causa primaria della Great Resignation
Posto quanto detto fino ad ora, è interessante evidenziare come una recente indagine di Gusto sottolinei come, negli Stati Uniti, il tasso di abbandono del lavoro sia fortemente correlato a due i dati principali su cui riflettere:
- le dimissioni sono guidate dalle donne: con tassi costantemente più elevati rispetto agli uomini (gennaio 2022 ha registrato il 4,1% delle donne contro il 3,4% degli uomini dimessi);
- l’interruzione dell’assistenza all’infanzia influisce sui tassi di abbandono acuendo il gender gap: gli stati che hanno chiuso scuole e asili nido per l’aumento dei casi Covid-19 hanno registrato anche un incremento del divario di genere nei tassi di dimissioni.
Sono le donne a pagare il prezzo più alto degli scarsi servizi all’infanzia (questione pre esistente, solo acuita dalla pandemia): abbandonano o ripensano il proprio lavoro. Il dato riguarda anche l’Italia: secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2021 3 donne su 4 hanno lasciato il lavoro per la cura dei figli.
Il Work-Life Balance passa anche dal sostegno alla genitorialità
Il concetto di work-life balance, ovvero equilibrio tra vita lavorativa e personale, è diventato una priorità essenziale per molte persone nel mondo del lavoro moderno, cruciale per la soddisfazione e la qualità della vita di un lavoratore.
Non si deve trascurare, tuttavia, che uno dei pilastri fondamentali per raggiungere questo equilibrio è il sostegno alla genitorialità da parte delle aziende. Riconoscendo le sfide e le responsabilità che i genitori affrontano quotidianamente, le aziende possono adottare politiche e iniziative che agevolino i dipendenti genitori. Questo può includere l’aumento degli incentivi per l’assistenza all’infanzia in azienda, flessibilità nell’orario di lavoro per consentire un migliore bilanciamento tra le esigenze familiari e lavorative, o la possibilità di lavoro da remoto. Sostenere la genitorialità non solo aiuta i dipendenti a gestire meglio le responsabilità familiari, ma contribuisce anche a migliorare la produttività, la soddisfazione lavorativa e la fedeltà nei confronti dell’azienda. Il sostegno alla genitorialità è un aspetto cruciale nell’instaurare un ambiente lavorativo positivo e inclusivo, dove i dipendenti possono sentirsi valorizzati sia come professionisti che come genitori.
Benefit Aziendali: Implementazione dei Piani di Child Care per un’efficace conciliazione vita lavoro
Una delle modalità con cui sostenere la genitorialità è senz’altro l’implementazione di piani di child care. Questa implementazione, tuttavia, richiede una pianificazione attenta e una comunicazione efficace. Identificare le soluzioni adatte e creare procedure chiare assicura il corretto funzionamento e la sicurezza dei bambini. Comunicare i benefit ai dipendenti tramite intranet, newsletter e incontri informativi è essenziale.
Come esempi concreti, aziende come Home Depot e Dell hanno istituito gruppi di supporto per i genitori che lavorano: questi gruppi offrono una piattaforma in cui i dipendenti genitori possono condividere esperienze, scambiarsi consigli e risorse, e sentirsi parte di una comunità solidale;
Citigroup offre servizi di preparazione ai test e tutoraggio scontati;
Bank of America e Deloitte mettono in campo soluzioni economiche che aiutano i genitori a far fronte a costi aggiuntivi legati alla genitorialità e dimostrano l’impegno dell’azienda nel supportare i dipendenti in questa importante fase della loro vita.
I piani di child care promuovono l’equilibrio vita lavoro e aumentano la produttività. Attraggono e trattengono talenti di alto livello, differenziando l’azienda nel mercato del lavoro. Contribuiscono a una cultura aziendale inclusiva, migliorando la reputazione aziendale e l’immagine.
La questione centrale degli scarsi servizi all’infanzia rimane di ordine e competenza pubblica, ma le nostre aziende possono ancora dare un contributo per rendere il mercato del lavoro più accessibile e pronto al futuro, garantendo un adeguato work-life balance ed il benessere dei dipendenti con figli, nonché l’ employee retention.